Elogio allo Studente Fuorisede

Questa storia parla principalmente del popolo degli Studenti Fuorisede, gente discreta e modesta, ma di antica origine, amante della pace, della calma e delle serate ben alcolizzate. Ora come allora essi non capiscono e non amano macchinari più complessi del soffietto del fabbro, del mulino ad acqua o del telecomando della televisione.

Immaginate una famiglia normale: papà lavora, mamma fa le faccende domestiche, i figlioletti studiano, lo zio guarda la tv e la nonna riposa.
Ebbene, lo studente fuorisede è quella figura che, tra mito e realtà, cerca l’eroico equilibrio tra tutte queste mansioni messe assieme. Lavorare, pulire casa, studiare, riposare la mente e, se avanza del tempo, dormire.
Ma per natura un essere umano non potrebbe mai adempire a tutti questi compiti e quasi sempre lo studente fuorisede, nonostante l’aiuto di Gandalf il Grigio, fa queste cose e incredibilmente riesce a farle tutte male.
Non trova lavoro, vive sommerso dai vestiti, non fa esami (al massimo esulta per un diciotto) e dorme di rado.
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Ma la Terra di Mezzo è un luogo magico e misterioso. Nelle locande gestite dai nani che vengono picchiati dalle mogli alcolizzate, correva voce che l’antico Signore stesse radunando un esercito per dominare il mondo. Così Aragorn provò a radunare le forze del bene ma questo allo studente fuorisede importava veramente poco dato che era appena riuscito a scaricare tutte le stagioni di Breaking Bad e The Walking Dead. Non vi era infatti compagno più fidato dello streaming.
Lo studente fuorisede sa come si vive alla giornata. Nel portafogli, accanto al pane elfico, non ha mai più di 50€. Un’antica maledizione vuole che appena la banconota viene usata e scambiata con banconote di taglio minore, tutto il valore scompare misteriosamente nel giro di 2 giorni. Pure se avevi speso 10 centesimi per comprarti una Goleador subendoti le ire del locandiere che ha dovuto darti 49,90€ di resto.
Parlando di maledizioni e stregoneria non si può non parlare dell’oscuro oblò che a fine giornata ripulisce le vesti dello studente fuorisede. La Gente Alta la chiama lavatrice. E nessuno scienziato di Mordor ha ancora sviluppato l’algoritmo secondo il quale i vestiti li metti di un colore e di una taglia e ti vengono restituiti multicolor e di due taglie più piccoli.
Neanche l’alchimia sta con lo studente fuorisede, che non sapeva cucinare e ha dovuto imparare… anche se a volte non sa resistere alla tentazione di un buon kebab incantato.
Nonostante sia solo e sempre stressato, lo studente fuorisede trova ogni mattina la forza di alzarsi e sperare che il bagno non sia occupato dal suo coinquilino. Si, perchè anche se potrebbe svegliarsi 10 minuti prima e andare con calma, sceglie volutamente di rischiare di perdere il pullman “Contea degli Hobbit – Università” ogni mattina. Perchè il vero studente fuorisede ama il rischio. Come ama i draghi. Specie se c’entrano i dadi e i cicchetti di vodka.
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Scherzi a parte, sono passati quasi 2 anni da quando, valigia in spalla, sono andato a vivere da solo. E la storia dello studente fuorisede non è poi tanto diversa dalla mia e da quella di tanti altri ragazzi che vedo ogni giorno. Si fa quel che si può, no? Non è mica colpa tua se ti strappano i volantini che avevi messo in giro per cercare lavoro. Così come non è colpa tua se il demonio ha inventato le distrazioni.
Ma vivere da fuorisede è un po’ come prestare servizio militare, con la differenza che qui non c’è nessuno a darti ordini. Se vali qualcosa, gli ordini giusti te li imponi da solo.
Poi mi tocca essere sincero: è la crisi che attiva l’ingegno. Si imparano un sacco di cose in questo modo.
Ho imparato a usare la lavatrice, a cucinare, a stendere i vestiti bagnati (ma non i calzini… odio stendere i calzini), a cercare equilibrio tra studio, divertimento e riposo (anche se mentre scrivo questo articolo l’orologio segna 5.27 del mattino), a risparmiare ma non risparmiarmi, a fare la spesa, a prepararmi le cose prima, ad essere puntuale, preciso, corretto e a non interrompere improvvisamente i discorsi salutando la gente.
Ciao.

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