Diario di Maggio: pillola azzurra o pillola rossa?

Nei periodi in cui sono lontano da casa non posso fare a meno di mettere quelle scarpette semidistrutte e andare a correre.
Io fondamentalmente non sopporto nessuno. Neanche quelli che effettivamente non mi hanno fatto niente. Ho generato una repulsione per la razza umana. I momenti in cui mi piace avere gente intorno sono pochi e non perchè io sia circondato da stronzi. Vengo frainteso spesso, me ne rendo conto, ma questa cosa prescinde da me: io sono un solitario. Ed è questa la ragione per la quale non posso fare a meno di correre per i parchi, studiare e dormire sempre da solo.

Di regola preferisco le persone col mio stesso stato d’animo. Se sono felice allora devi essere felice pure tu. Se mi girano le palle trova un motivo per fare girare anche le tue in modo che possiamo litigare e arrivare subito al punto in cui tu te ne vai e io resto solo. Di regola funziona così.
Ho passato un semestre seduto all’ultima fila, ultimo posto e ultimo al mondo. Sono stati mesi freddi nei quali ho capito cosa significa studiare sul serio.
Cucinare qualcosa di veloce, lavare i piatti e dritto in camera a cercare di capire perché quell’esercizio non andasse. Ho sperimentato la mancanza di sonno e la relativa perdita di concentrazione. Ho dormito, mi sono svegliato e magicamente l’esercizio andava. Così ho capito che la mente umana funziona come un computer: quando qualcosa non va devi ripulire il disco… oppure spegnere tutto e riaccendere.
Poi è arrivata la primavera. Io adoro la primavera. Tutti adorano la primavera e, se non soffri il polline, anche tu adori la primavera. Però comunque io di più. Ho conosciuto tanta gente all’università che, quando sono felice e quindi posso stare in mezzo agli altri, mi piace frequentare.
In un post datato ottobre 2014 parlavo di come la crisi fosse la più grande delle benedizioni e di come l’estate mi aveva in qualche modo segnato a vita. E’ stato un po’ come avere un incontro con Morpheus e dover decidere tra la “Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”  Di solito cambio idea con la stessa frequenza con la quale mi cambio le mutande, ma sono passati 8 mesi da quel post e non sono mai stato tanto coerente con me stesso. L’estate, quell’estate, mi aveva cambiato. Tipo quando capisci un teorema e ti chiedi come avevi fatto fino a quel momento a vivere senza. Tipo Neo che muore, poi resuscita e vede il mondo con il codice sorgente di Matrix. Tipo… ok, basta.
Stare fermi è una sensazione orribile. Con il tempo che ti scorre addosso come sabbia asciutta senza mai lasciare il segno di niente perché il niente avevi deciso per te stesso.
“Parlare di crisi significa incrementarla… Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”
E’ bello svegliarsi con un obbiettivo da raggiungere e quando è sera sentirsi anche solo mezzo millimetro più vicino al traguardo. Mezzo millimetro fa la differenza. Sempre. E ogni mattina adesso mi alzo, mi guardo allo specchio e mi chiedo: pillola azzurra o pillola rossa?

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